Lo scannaturi o spianatoia siciliana (conosciuto anche come scanaturi o scanalaturi) è un utensile usato, in passato, per impastare pasta e pane.
Una spianatoia del tutto particolare che consentiva di risparmiare il grosso della fatica grazie ad un’asse di legno usata come leva.
Un tuffo nel passato
Immaginate di poter entrare nelle case dei paesini dell’entroterra siciliano, dove il lavoro manuale
era la base su cui costruire l’intera vita di una persona. Immaginate di aprire la porta d’ingresso, interamente in legno, un po’ consumata. Adesso entrate…
La stanza è piccola ed ha un profumo buono di antico, di pane e di resina. Al centro solo un tavolo
e qualche sedia, delle pentole appese al muro e, a lato, uno strano attrezzo in legno.
Ci troviamo all’interno di una delle classiche casette siciliane degli anni 50. La gente viveva del
proprio lavoro e, sebbene non si aveva molto, la ricchezza la si vedeva nell’unione della famiglia.
Principale ingrediente della cucina di quel tempo era il pane o la pasta, entrambi preparati a mano.
Un lavoro lungo ma con un risultato davvero soddisfacente. L’attrezzo usato era “u scannaturi”
cioè la madia dove veniva impastata la farina con l’acqua.
L’origine del nome
Il nome scannaturi deriva dalla multi-funzione che aveva l’attrezzo.
Infatti, oltre alla preparazione del pane e della pasta, veniva usato anche per raccogliere il sangue degli animali, come l’agnello e il maiale che, nelle festività religiose come il Natale o il Sabato Santo, venivano sacrificati.
A differenza dei pranzi della domenica di oggi, un tempo si mangiava tutti insieme dalla stessa conca, una ciotola di ceramica o argilla in cui i commensali “pescavano” il cibo a turno.
Il piatto era u scannaturi stesso e, molto spesso, le posate venivano eliminate per mangiare, con le mani dietro la schiena, direttamente con la bocca, tutti insieme seduti attorno al tavolo.
Una tradizione che richiamava quella dei più antichi greci o arabi, di cui abbiamo ereditato usi e costumi.
La pasta, lavorata in modo artigianale, assumeva un gusto diverso e un profumo inimitabile. Classico condimento era la salsa di pomodoro con l’aggiunta, a volte, delle melanzane.
Anche per la preparazione del concentrato di pomodoro – astrattu – veniva usato lo stesso attrezzo. L’astrattu stinnutu (in dialetto) era, ai tempi, una pratica molto diffusa ma che oggi, purtroppo, è stata quasi del tutto dimenticata.
Come si usava lo scannaturi o la spianatoia siciliana
L’impasto preparato nelle madie, maidde in siciliano, si metteva al centro della spianatoia e veniva, ripetutamente, rivoltato e schiacciato tramite l’asse centrale.
Una volta ottenuto l’impasto, veniva steso con il mattarello sullo scannaturi e lo si tagliava in modo da formare delle striscette a forma di lasagne o tagliatelle.
A questo punto non rimaneva che cucinare la pasta e condirla con abbondante salsa di pomodoro e ricotta salata.
Questa lavorazione ne facilitava l’ossigenazione e la lievitazione, rendeva l’impasto più sodo e compatto e conferiva al pane morbidezza e una durata di diversi giorni. Il pane fatto in questo modo prendeva il suo nome, pani scanatu, proprio dallo scannaturi.
Paolo Manetta
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