Vi chiederete cosa sia “u sagnaturi“: altro non è che il moderno matterello. Deriva, infatti, dalla parola “lasagna” e già al tempo dei Romani si usava per spianare la pasta e farle ottenere il formato tipico.
Nonostante la lasagna sia un tipico piatto bolognese, nel Medioevo lavorare la pasta era un metodo diffuso un po’ in tutta Italia e anche in Sicilia le donne occupavano il tempo nella cucina delle loro case.
L’antico utilizzo
In realtà, u sagnaturi non aveva un utilizzo diverso da quello odierno; diverso, invece, era il modo con cui si preparava la pasta.
Nello scannaturi, un attrezzo in legno dai molti usi, si mescolava acqua e farina fino a creare l’impasto che doveva essere compatto e morbido. Veniva, poi, spianato con il matterello in modo che si trasformasse in una sfoglia sottile.
Una volta ottenuta la sfoglia dello spessore desiderato, veniva tagliata a strisce di larghezza variabile.
Più lo si stendeva più diventava fine. Per questo la pressione è molto importante al fine di un risultato preciso per un formato di pasta perfetto.
L’origine del nome è difficile da stabilire. Gli studiosi lo attribuiscono alla parola latina laganum, usata da Orazio nelle Satire.
Nel testo, l’autore ci dice che spesso, quando giunge la sera, dal foro torna a casa per mangiare un buon piatto di porri et ciceris laganique, ossia porri, ceci e, appunto, lasagne.
Sagnaturi: com’è fatto?
Il matterello, nella sua versione più tradizionale, è costituito da un cilindro in legno di dimensioni diverse in base alla regione di appartenenza.
Quelli più piccoli possiedono, all’estremità, dei manici cilindrici, utili per consentire una presa forte e fissa.
Oggi, in realtà, esistono mattarelli anche in acciaio, in marmo o in alluminio ma nei tempi più antichi il legno costituiva il materiale privilegiato per gli attrezzi da cucina.
Nonostante l’antichità dell’oggetto, u sagnaturi non ha mai perso importanza nelle cucine italiane e ancora oggi rappresenta uno degli utensili maggiormente usato.
Paolo Manetta
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