Conoscete i bazar, i mercati arabi? Quelli lungo le strade delle città africane dove si può trovare ogni ben di Dio: oggetti, cibo, vestiti. Si possono trovare artigiani, abili nel costruire u panaru.
Si tratta di un mercato a cielo aperto pieno di musica, colori e cultura.
Strade strette piene di mercanti che provano a venderti di tutto e tu sei lì, passeggi e osservi questo piccolo mondo bizzarro, diverso da quello a cui sei abituato.
Forse ti sembrerà lontano dalla tua cultura ma la Sicilia, per molto tempo, è stata un luogo simile a tutto questo.
Oggi alcuni borghi siciliani ne riprendono le tradizioni e sfoggiano mercati all’aperto caratterizzati da urla folkloristici degli artigiani che cercano di attrarre acquirenti per vendergli i loro prodotti esposti ai bordi della strada.
Un antico mestiere
Non bisogna tornare troppo indietro.
Cinquanta o sessanta anni fa uno dei mestieri più praticati era quello di intrecciare vimini per realizzare cesti, cestini, gerle, stuoie.
Il cestino con il manico, in siciliano panaru, caratteristico oggetto della Sicilia, veniva utilizzato per contenere pane, uova o frutta, ma anche per trasportare la spesa.
Le strade erano molto affollate, la gente si spingeva per cercare di arrivare prima all’acquisto delle offerte migliori.
Soprattutto nei centri storici, dove le vie diventavano vicoli, i fornai, gli artigiani, i contadini sistemavano i loro prodotti all’interno dei panari per venderli, in modo da differenziare la merce e selezionarla in base al contenuto.
C’era anche chi, attaccando con un filo il manico del cesto, lo faceva calare dal balcone in modo da acquistare direttamente da casa. All’interno vi erano i soldi che prendeva il venditore in cambio dei prodotti scelti.
Intrecciare i vimini era un mestiere complesso, di precisione e pazienza. Spesso il lavoro veniva fatto in strada in modo che i passanti potessero osservare dal vivo la realizzazione dei panieri che poi venivano acquistati.
U panaru, tra tradizioni e quotidianità
Oggi u panaru è diventato un souvenir e turisti da tutto il mondo lo acquistano come ricordo.
Si possono ancora vedere piccoli artigiani che li intrecciano per le strade ma i cestini acquistati vengono poi esposti nelle case come soprammobili, più che come oggetti utili a contenere vivande.
È un mestiere dei nostri nonni. Se provi a chiedere a loro, sicuramente sapranno raccontarti una storia che vede questo cesto come protagonista. Una storia piena di tradizioni, di magia e di una Sicilia che oggi è un po’ cambiata.
Un oggetto semplice all’apparenza e banale nella sua funzione ma che racchiude molto più di questo.
Fa parte di uno stile di vita ormai passato, superato dalla frenesia della vita moderna. Si tratta di un vero e proprio pezzetto della tradizione popolare che sopravvive, oggi, solo in alcuni piccoli borghi dell’isola.
Paolo Manetta
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